Adolescenti IN-COMPRENSIBILI

Dott.ssa Debora Di Stefano

Ognuno di noi per arrivare all’età adulta è passato per l’adolescenza…eppure quando proviamo a relazionarci con gli adolescenti diventa tutto così difficile e poco comprensibile.
In effetti ciò che di per sé accade in adolescenza è faticoso e poco chiaro e manda in confusione non solo gli adulti di riferimento del ragazzo, ma anche l’adolescente stesso.
Se fino a poco prima il ragazzo o la ragazza erano dei bambini, tutto d’un tratto si vedono cambiare e non solo dal punto di vista fisico, estetico e cognitivo ma anche dal punto di vista intellettuale e soprattutto relazionale.
In questo periodo l’individuo cresce, inizia ad interessarsi al mondo esterno, a nuove relazioni e prova a mettere in discussione se stesso e ciò che già conosceva.
Il mondo in adolescenza sembra essere illuminato da una luce diversa, in quanto si aprono nuove strade prima inesplorate e soprattutto si conoscono nuovi compagni di viaggio; i coetanei.
I ragazzi possono provare finalmente a sperimentare le loro capacità e le loro competenze autonomamente, senza richiedere per forza l’aiuto dell’adulto……anzi l’adulto in alcuni casi viene vissuto come un ostacolo all’esplorazione.

Ma perchè è così difficile decodificare i comportamenti degli adolescenti e perchè l’età adulta sembra così distante dall’adolescenza più che dall’infanzia?

Gli adolescenti, oltre a sperimentare situazioni e contesti nuovi, sono alle prese con trasformazioni neurobiologiche inevitabili che hanno delle ripercussioni sui loro comportamenti e atteggiamenti.
Nello specifico, grazie a questi cambiamenti, gli adolescenti vivono emozioni più intense rispetto agli adulti e ai bambini e di conseguenza questi stati d’animo influenzano la loro quotidianità.
Gli atteggiamenti a volte eccentrici o inconsueti messi in atto da ragazzi e ragazze, possono quindi risultare insensati.
Questi comportamenti però per i ragazzi che li agiscono sono dotati di un senso che molto spesso viene condiviso e compreso solo dai coetanei, gli unici (o quasi) in grado di capire la loro situazione.
Ragazzi e ragazze molto spesso infatti condividono mode, passioni, gerghi e modalità relazionali a volte poco comprensibili agli adulti.
Gli adulti ed in particolare i genitori, sono però assolutamente fondamentali per aiutare l’ adolescente a vivere bene questo momento della vita, in cui ha bisogno di un “accompagnamento a distanza”. 
Nonostante all’apparenza i ragazzi possano sembrare spavaldi e ostentare una certa convinzione di onnipotenza, molto spesso si sentono fragili ed insicuri nelle sfide e nelle relazioni quotidiane. 
Il mondo che è cambiato ai loro occhi, non solo sembra diventare più interessante e molteplice, ma sembra anche più difficile da controllare. 
Non a caso molti ragazzi proprio in adolescenza sviluppano disturbi o problemi legati al controllo eccessivo dell’alimentazione, al controllo del proprio corpo, sviluppano fobie legate alle relazioni o hanno maggiori problemi nello studio.
Alcuni inoltre cercano di mantenere un controllo sfidando le circostanze o mettendosi in situazioni pericolose.
Questi atteggiamenti non fanno altro che spaventare i genitori, che davanti ai figli provano sentimenti di  impotenza, smarrimento e di confusione soprattutto in quanto non riescono a comunicare con loro.

-Cosa si può fare allora per accorciare la distanza fra adulti e adolescenti?

Sicuramente è molto importante che gli adulti, in quanto tali, facciano il primo passo provando ad avvicinarsi.
Potrebbero provare a mettersi in ascolto, rivolgendo delle domande con il solo intento di capire senza giudicare o colpevolizzare.
Potrebbero cercare di mettersi nei panni del figlio, immaginare le sue sensazioni ed assumere il suo punto di vista per aiutare il ragazzo a sentirsi compreso.
Senza dimenticare la loro funzione di genitore potrebbero poi comunicare al figlio la loro fonte di preoccupazione, laddove ad esempio si verifichino comportamenti a rischio, cercando di trovare insieme a lui delle soluzioni.
Un tipo di comunicazione che può essere usata con i ragazzi per trasmettere dei messaggi efficaci, nel caso di incomprensioni, può essere quella che Gordon definisce L’ IO MESSAGGIO.
Questa è una comunicazione focalizzata sul trasmettere una descrizione del comportamento che crea ad esempio un problema senza dare dei giudizi alla persona, spiega le conseguenze create dal comportamento ed infine esplicita i sentimenti provati dal genitore a seguito del comportamento. 
Questo tipo di comunicazione che cerca quindi di inviare un messaggio esplicitando il comportamento “poco comprensibile” e gli effetti emotivi e concreti che si verificano sull’altra persona, può ridurre la probabilità di comunicare giudizi e colpevolizzazioni, avvicinando le distanze.
Provare a comprendere, trasmettere messaggi efficaci ma non giudicanti e dare la possibilità di esprimere il proprio punto di vista, può non solo aiutare i genitori a decodificare i comportamenti poco chiari, ma anche aiutare i ragazzi ad aprirsi e a sentirsi supportati.

In fin dei conti sentirsi compresi è un bisogno di tutti, anche degli adolescenti!!!


Bibliografia:
-Iafrate R. e Rosnati R., Riconoscersi genitori. Percorsi di promozione e arricchimento del legame genitoriale, Erickson,2007.
-Gordon T., Genitori efficaci, Molfetta, La Merdiana, 1994.-Confalonieri E. e Grazzani Gavazzi I., Adolescenza e compiti di sviluppo, Unicopli, 2006.

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