Perchè la Mindfulness come terapia
Dott.ssa Gaia Bruschi
Quante volte ti sei trovato a letto, ancora sveglio, intento a combattere i tuoi pensieri? Con l’urgenza che la mente si calmasse, che ti lasciasse addormentare sereno, ma a scapito di qualsiasi tentativo, i pensieri non si placavano. E quante volte, ti ripetevi che tutto ciò era inutile, ridicolo, sciocco, che dovevi solo calmarti… ma in quel momento, non solo la mente non si fermava dal galoppare, ma ti trovavi a scoprire ancor più cose per cui preoccuparti, o ti trovavi a rispolverare ricordi infelici, proiettati in loop, come film su uno schermo dal quale non potevi togliere lo sguardo?
E la mattina infine giunge, e nuovamente ti ritrovi a pezzi, ancora più stanco del giorno prima, preoccupato del ripetere la stessa insonne esperienza la notte dopo ancora…. Ma nel frattempo, durante il giorno, ti trovi ad affrontare il problema inverso: stare sveglio, presente e reattivo, quando invece sei distrutto, stanco e con il vuoto nella mente. Ti accorgi di esser facilmente distraibile, ritrovandoti più volte a fissare il vuoto o a dover rileggere la stessa riga più volte senza comprenderne bene il contenuto…
La mente spesso fa questo, si muove, scalcia e corre avanti e indietro, tra un passato che non si può cambiare e un futuro che cerchiamo di anticipare e prevedere, ma senza poter far nulla, se non continuare a pensare.
Imparare a praticare la Mindfulness ci permette di stare nel presente, qui e ora, rendendoci consapevoli di ciò che sentiamo e percepiamo, senza lasciarci trascinare senza controllo in una spirale discendente. Mindfulness, difatti, significa portare attenzione al momento presente in modo curioso e non giudicante (Kabat-Zinn, 1994).
Quando un evento ci fa sperimentare delle sensazioni o emozioni negative (come paura, tristezza, malumore, preoccupazione, ansia…) la nostra naturale prima risposta è cercare di liberarcene, scacciarla via; Ma facendo ciò capita continuamente di ritrovarci come impantanati nelle sabbie mobili: più ci si dibatte per uscirne e più andiamo affondo! Quando sentiamo la nostra infelicità, la mente fa di conseguenza quello che le viene spontaneo: analizza il problema, cercando di determinarne cause e vie d’uscita. Durante questo processo, spesso succede di imbatterci in pensieri di antichi rimpianti o preoccupazioni per il futuro, peggiorando ulteriormente il nostro già malconcio umore. Spesso inoltre, tendiamo a criticare noi stessi, sgridandoci di non essere ancora riusciti a trovare una soluzione al nostro star male, finendo presto inghiottiti in un circolo vizioso di autocritica e senso di colpa.
Questo accade perché le nostre emozioni sono intrinsecamente connesse con la nostra memoria. L’innesco con i nostri ricordi infelici, pensieri giudicanti e autocritici non si può impedire, tuttavia si può imparare a frenare questa cascata di emozioni. Conosciamo la nostra mente per la sua parte “analitica”: la capacità di programmare, giudicare, pianificare soluzioni… Tuttavia la nostra mente è anche consapevolezza: non solo pensiamo, ma siamo capaci di essere consapevoli dei nostri pensieri. La consapevolezza non nega l’impulso alla ricerca della soluzione del problema, ma ci offre di scegliere quale momento e spazio e più consono a questa attività.
I benefici di praticare la Mindfulness sono scientificamente e universalmente riconosciuti, oltre che essere molteplici e alla portata di tutti, bambini e adolescenti (Fabbro e Muratori, 2012), donne in gravidanza (Van de Heuvel et al., 2015), e adulti in generale.
Attraverso un’architettura basata solitamente sull’evidenza scientifica, sono stati creati programmi specifici per la riduzione dello stress e l’applicazione in terapia, come il programma MBSR- Mindfulness Based Stress Reduction, nato dal lavoro di Jon Kabat-Zinn (1985). Il programma di intervento è stato ideato per pazienti affetti da dolore cronico o malattie terminali ma è stato in ,,mmmmmmseguito applicato con successo ad altre condizioni cliniche (fisiche e psicologiche).
Gli studi clinici dimostrano che questa terapia funziona: dimezza il rischio di sintomi depressivi e ansiosi, con un’efficacia pari agli antidepressivi e ansiolitici, ma senza i loro svantaggi! Di fatto è così efficace da essere inserito nel piano di cure dall’Istituto nazionale per la salute e l’eccellenza clinica nel Regno Unito.
Con il tempo, praticare la consapevolezza attraverso i programmi di meditazione Mindfulness, conduce a cambiamenti di lunga durata sull’umore e sulla resilienza allo stress. Le ultime ricerche suggeriscono come la Mindfulness promuova cambiamenti funzionali nel cervello duraturi nel tempo mediante la neuro plasticità (Haselkamp, 2012).
Studi scientifici hanno dimostrato che non solo ha un effetto benefico sui sintomi, ha effetti sul nostro cervello e sul corpo come limitare l’impatto del dolore cronico, rinforzare il sistema immunitario, limitare le dipendenze (Bowen, S. et al.,2011).
Bibliografia:
Bowen, S., Chawla, N., Marlatt, G. (2011). Mindfulness-Based Relapse Prevention for Addictive Behaviors: a Clinician’s Guide. Guilford Press, New York.
Fabbro, F., Muratori, F., (2012). Mindfulness meditation: A new psychotherapeutic approach for children. Giornale di neuropsichiatria dell’età evolutiva, January, 32-00.
Hasenkamp, W., Barsalau, L. W. (2012). Effects of meditation experience on functional connectivity of distributed brain networks. Frontiers in Human Neuroscience, 6, article 38.
Kabat- Zinn J. (1994). Dovunque tu vada, ci sei già. Una guida alla meditazione,TEA libri.
Kabat-Zinn, J., Lipworth, L., Burney, R. (1985). The clinical use of self meditation for self- regulation if chronic pain. Journal of Behavioral Medicine, 8(2), 163-190.
Van den Heuvel, M. I., Johannes, M. A., Henrichs, J., & Van den Bergh, B. R. H. (2015). Maternal mindfulness during pregnancy and infant socio-emotional development and temperament: The mediating role of maternal anxiety. Early human development, 91(2), 103-108.