Quando e come si diventa genitori
Quando e come si diventa genitori
Dott.ssa Debora Di Stefano
L’essere umano nasce in quanto figlio di due genitori e vive l’esperienza dell’essere figlio nel corso della sua intera esistenza.
L’esperienza dell’essere genitore invece viene acquisita nel corso del tempo, a seguito della nascita o dell’entrata a far parte della propria famiglia di un figlio.
Se una persona non può decidere di essere figlio o meno, il diventare genitore e come assumere questo ruolo implica inevitabilmente una scelta fondamentale.
La genitorialità viene definita come quella fase di sviluppo dell’adulto in cui si genera la capacità di creare, proteggere, nutrire, amare, rispettare e provare piacere per un essere altro da sé, che non è necessariamente un bambino da generare e crescere.
La genitorialità è una dimensione che si acquisisce con lo sviluppo e che quindi non è insita nell’essere umano ma va in qualche modo appresa, alimentata e riscoperta quotidianamente.
Un tempo importante in cui inizia a crearsi lo spazio per il nuovo ruolo genitoriale è sicuramente quello della gravidanza o dell’attesa del figlio.
Durante la gravidanza la mamma in primis attraverso i cambiamenti fisici, psicologici ed emotivi percepisce una transizione e un cambiamento che si verifica nella sua vita. Questi cambiamenti destrutturano e ridefiniscono il senso di identità della donna.
Anche il partner, riscontrando i cambiamenti nella donna e mettendo in moto i pensieri che riguardano il futuro, crea lo spazio per l’arrivo del bambino.
In questo periodo entrambi i genitori iniziano quindi a fantasticare su come potrà essere il nascituro, a chi assomiglierà ma anche a come saranno loro come genitori.
Per pensare a se stessi come genitori la futura mamma e il futuro papà dovranno ripercorrere la loro esperienza da figli ed osservare da un altro punto di vista i propri genitori; perché sicuramente per diventare genitori è importate pensare a cosa vuol dire essere figli.
Anche se i ruoli genitoriali e le relazioni familiari attualmente hanno visto un grande cambiamento rispetto al passato, ognuno di noi porta con sé valori, pensieri ed emozioni vissute con i propri genitori che cercherà di riprodurre o da cui distanziarsi una volta diventato genitore.
-Il genitore è un adulto in grado di fornire cura, protezione e affetto al proprio bambino.
Il minore non è in grado di proteggersi autonomamente da pericoli o rischi e non è in grado di sopravvivere da solo; l’adulto si deve quindi occupare e preoccupare di lui per garantire la sua crescita.
La protezione deve essere fornita dal genitore attraverso un atteggiamento di affetto e di rispetto nei confronti del bambino.
-Il genitore è anche colui che deve trasmettere regole, valori e norme utili allo sviluppo del figlio; la madre o il padre devono essere dei modelli da cui il bambino può trarre conoscenze ed esperienze. Il genitore è una guida per il figlio e, consapevole della sua esperienza può e deve trasmettere il percorso migliore per una crescita adeguata.
-Inoltre il genitore deve rispondere ai bisogni fisici e psicologici del figlio; il minore ha il diritto di essere nutrito, curato e accompagnato dal punto di vista fisico ed emotivo.
-Infine un’altra importante funzione dei genitori è quella di contenere comportamenti, vissuti e emozioni del figlio e porre dei limiti che gli possano permettere una crescita adeguata.
Erikson esplicita la funzione genitoriale parlando di cura responsabile individuando nel genitore il ruolo al contempo affettivo e normativo.
Queste due dimensioni imprescindibili per qualsiasi genitore “sufficientemente buono” devono essere sempre bilanciate in base all’età di sviluppo del bambino e al ciclo di vita in cui si trova la famiglia.
Ma cosa rende un genitore, un buon genitore?
Le ricerche di Diana Baumrind hanno dimostrato che lo stile genitoriale più adeguato in quanto correlato ad un’adeguata crescita e ad un maggior benessere nei figli sia lo stile “autorevole”.
Questo stile genitoriale è stato individuato in madri e padri che cercano di guidare le attività e i comportamenti del figlio, incoraggiano la comunicazione con i figli e forniscono richieste adeguate e motivate a bambini e ragazzi.
Questi genitori evitano l’uso di punizioni e preferiscono l’uso della spiegazione di fronte agli errori, riconoscono le qualità dei figli e sostengono le loro scelte pur fissando dei limiti.
Da questa descrizione emerge l’importanza di considerare la genitorialità come un punto fermo per i figli. I genitori sono delle figure di riferimento che accompagnano, rispecchiano, spiegano, chiedono e accettano.
Considerando che le figure genitoriali saranno per sempre presenti nella vita e nell’esperienza di ogni figlio è molto importante che quest’ultimo sperimenti con loro esperienze di accettazione e di scurezza.
Ogni figlio dovrebbe poter percepire la propria madre e il proprio padre come una “base sicura”, ovvero quel porto da cui partire per iniziare il proprio viaggio di vita e a cui poter fare riferimento e tornare soprattutto nei momenti di bisogno. Il genitore infatti deve essere non solo colui che protegge e che sta vicino, ma anche colui che nel momento giusto lascia andare e lascia fare al bambino, mostrandosi sempre pronto ad accoglierlo e ad aiutarlo nel momento del bisogno.
Il genitore deve infatti essere in grado di mantenere il legame con il proprio figlio allentando e avvicinando la presa nel momento giusto.
L’avvicinamento e l’allontanamento dal proprio figlio è da intendere in senso pratico ed emotivo, il genitore deve sempre valorizzare le emozioni del figlio accogliendole, legittimandole e contenendole per permettergli a sua volta di regolarle.
E se ogni tanto si sbaglia?
“Errare humanum est”, anche gli antichi conoscevano la verità questa frase; l’essere umano ha anche la possibilità di sbagliare e questo a volte è positivo.
Nessun genitore troverà nel suo percorso e nel rapporto con i suoi figli una strada semplice e priva di ostacoli e allora lì ci sarà lo spazio per gli errori.
Ma proprio questi errori permetteranno ai genitori di riparare e ai figli di imparare.
Sbagliare e riparare può permettere di dare e avere una seconda possibilità; può servire al genitore per meglio comprendere e al figlio per sentirsi nuovamente accolto dal genitore.
Inoltre darsi la possibilità di sbagliare consente a tutti di imparare che l’errore può essere fatto, risolto e riparato.
La genitorialità non è quindi una verità assoluta, ma è un percorso che si costruisce e si percorre grazie alle proprie esperienze, insieme al partner e in costante scambio con i propri figli.
Bibliografia:
– Attili G., Attaccamento e costruzione evoluzionistica della mente. Normalità, patologia, terapia,
Raffaello Cortina Editori, 2007.
– Confalonieri E. e Grazzani Gavazzi I., Adolescenza e compiti di sviluppo, Unicopli, 2006.- Scabini A. e Iafrate R., Psicologia dei legami familiari, Il Mulino, 2003.